Fiori sopra l’inferno, di Ilaria Tuti

È il 1978, Agnes Braun attraversa timorosa il corridoio che la conduce al Nido dove, fra decine di occhi spenti, spiccano quelli del soggetto 39, la cui voracità la spaventa.

Oggi: Mathias attraversa il bosco con l’impressione, che poi diventa convinzione, di essere seguito da qualcuno; il commissario Battaglia è, invece, alle prese con il ritrovamento di un cadavere nudo, vestito solo della fede al dito. È solo suggestione o in questo luogo angusto c’è qualcosa che si aggira nell’oscurità?

Fiori sopra l’inferno

Incontriamo per la prima volta il commissario Teresa Battaglia sul luogo del ritrovamento del cadavere di un uomo: un ingegnere, un padre di famiglia che conduce una rispettabile vita nel piccolo paese di Travenì, sulle Dolomiti friulane. Le modalità con cui è stato ucciso sono anomale e lasciano pensare che sia opera di un qualcosa di animalesco. La comunità si chiude nell’omertà, nel suo naturale isolamento dovuto alla sua collocazione geografica, un ambiente che sta per essere violato dalla costruzione di un nuovo polo sciistico. Un cambiamento ben visto da chi sa che la zona, grazie al turismo, potrà ricevere un notevole miglioramento economico, ma fortemente osteggiato da un parte della popolazione contraria alla distruzione dei boschi e all’intervento umano su quelle montagne.

C’è una sola classe di bambini a Travenì e ne fanno parte Mathias, Diego, Oliver e Lucia che ben conoscono quel bosco, con i suoi rifugi e nascondigli e con quel segreto di cui solo loro sono a conoscenza. Le indagini sull’omicidio si intricano sempre di più quando, una dopo l’altra, sono proprio le famiglie di questi bambini a venire colpite dalla furia omicida di quello che sembra un serial killer, anche se non ne presenta i tratti tipici da manuale di criminologia. Questo Teresa Battaglia cerca di spiegare all’ispettore Massimo Marini, grazioso all’apparenza, ma goffo e impacciato e, soprattutto, particolarmente sensibile ai tentativi del commissario di renderlo ancora più inadeguato di quanto non sia già.

I bambini sono bravissimi a mantenere i segreti, ma quando vengono messi sotto pressione cedono sempre alla verità: ed è infatti anche grazie a loro che il commissario e l’ispettore arrivano alla risoluzione del caso, seppur seguendo due strade diverse (l’una l’istinto e l’esperienza, l’altro lo studio e la perseveranza). Quel bosco e quelle montagne portano con sé i segni di una storia passata che ancora vive confondendosi nell’inconsapevolezza della comunità degli abitanti di Travenì.

I protagonisti

Teresa Battaglia occupa tutto il palco di questa avvincente rappresentazione scritta da Ilaria Tuti: tutto ruota intorno a questo commissario donna, attanagliata da un passato doloroso e da una salute precaria che, frequentemente, si manifesta ricordandole che nel suo corpo c’è qualcosa che non funziona più. Nonostante non nasconda la sua insofferenza verso chi la circonda, Teresa lancia diversi segnali che lasciano intendere che l’ispettore Marini non sia così impreparato e che, in un eventuale futuro, possa essere la giusta spalla di cui ha bisogno per sopperire alle mancanze del suo fisico e della sua mente.

Ma se pensate che il secondo protagonista del romanzo sia Massimo Marini (che pare essere carino e facilmente disponibile ad abbordare le donne, quindi piacente per un pubblico di lettrici), sbagliate strada perché il magnetismo dell’omicida acquista forza pagina dopo pagina: un soggetto che ammazza crudelmente le persone, che vi spaventa, vi mette i brividi per l’efferatezza con cui riduce le sue vittime, ma che, come tutti i killer, scatena una forte attrazione ed empatia con il lettore.

Perché leggerlo

Anche se non siete appassionati di questo genere (come non lo sono io), vale la pena inserirlo fra i libri da leggere in questo 2018 e non solo per le ottime recensioni di Donato Carrisi. L’attenzione ai dettagli, agli aspetti psicologici dei protagonisti e il modo in cui l’autrice attinge ai veri fatti storici, denotano la sua dedizione alla storia e alla scrittura stessa, un impegno che le ha permesso di realizzare un’opera che, solo un paio di anni fa, lei stessa in un’intervista diceva essere “ambiziosa e fuori portata”. Autori di thriller nordeuropei scansatevi perché gli scrittori di storie cupe e intricate li abbiamo anche noi.

L’autrice

Ilaria Tuti è originaria di Gemona, in provincia di Udine, ha un legame forte con la sua terra e le sue montagne e questo amore traspare chiaramente dalla sua scrittura. Ha lavorato come illustratrice in una casa editrice e, seppure abbia iniziato a scrivere non molto tempo fa, la passione per quest’altra forma d’arte è aumentata esponenzialmente. Nel 2014 ha vinto il Premio Gran Giallo Città di Cattolica con il racconto La bambina pagana, che è stato pubblicato nei Gialli Mondadori. Alla Fiera di Francoforte Fiori sopra l’inferno è stato conteso da molti editori: sarà pubblicato in Francia, Spagna e Germania e in Inghilterra sono stati acquisiti i diritti mondiali per le traduzioni in lingua inglese.

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LA SCHEDA

Come si intitola? Fiori sopra l’inferno
Chi lo ha scritto? Ilaria Tuti
Con quale editore? Longanesi, 2018
Quante pagine ha? 372
Quanto costa? 16,90 il cartaceo, 8,99 l’ebook
Dove lo compro? in libreria oppure qui
Qual è il personaggio di questo libro che entra nel Club? Teresa Battaglia
Questo libro è adatto per: una lettura appassionante per chi ama scoprire le verità e smascherare i colpevoli.