Un ragazzo normale, di Lorenzo Marone

La Napoli protagonista dell’ultimo romanzo di Marone

La storia di Mimì: un personaggio che arriva al cuore con la sua ingenuità di bambino

Mi piacciono quei libri in cui l’autore è sincero con i suoi lettori: quelli in cui i protagonisti mi entrano così dentro la testa da farmi sentire l’esigenza di sapere subito se siano realmente esistiti e se i fatti che li hanno coinvolti siano davvero accaduti, ed è lo scrittore stesso, poi, a spiegare cosa ci sia di autobiografico o meno.

Mi piacciono i libri nei quali l’autore descrive le situazioni con una perfezione tale da farmi pensare che è proprio così che l’avrei descritta io, quella precisione nell’uso delle parole tale da darmi la consapevolezza che no, non sarò mai in grado di rappresentare così bene una scena, perché l’ha già fatto troppo bene lui.

Questo mi è successo con Un ragazzo normale di Lorenzo Marone che esce oggi per Feltrinelli Editore, la storia di una famiglia appunto normale, che poi non lo è proprio del tutto perché Mimì, il protagonista, prova in tutti i modi a distinguersi dagli altri, lui che si sente così diverso e riesce a rendersi così speciale. Vorrei chiamare Marone, adesso, per stringergli la mano per aver creato un personaggio così divertente, sensibile e bizzarro come Mimì. Perché non potrete non amarlo se deciderete di leggere la sua storia.

Un ragazzo normale

Napoli, è il 1985 e Domenico Russo, detto Mimì, vive in un piccolo appartamento con la sua famiglia costituita dal padre, che in quel condominio del Vomero lavora come portinaio, la mamma Loredana, la sorella Bea, l’anziano nonno e la nonna, una di quelle vecchine che tirano in ballo il Signore ogni qual volta lo ritengano necessario, cioè sempre.

Gennà, non fare quel gesto in casa che il Signore si stizza

Sono gli anni dei paninari e di Simon Le Bon che fanno girare la testa alle ragazze, di Madonna e Cindy Lauper che ne influenzano il look, del Napoli di Maradona, di Vasco Rossi e di Cosa succede in città. Ma a Mimì interessa altro: lui preferisce trascorrere la sua vita di dodicenne in compagnia dei libri e della scienza e, sebbene si ritrovi alle prese con le sue prime pulsioni adolescenziali provocate un giorno all’improvviso dalla vista del seno di Sabrina Salerno, passa il tempo a riempirsi la bocca di espressioni forbite e la testa di sogni impossibili, dimostrando di avere un’intelligenza superiore alla media, ma rendendosi allo stesso tempo anche un po’ ridicolo in confronto ai suoi coetanei normali, nel contesto normale della famiglia semplice dalla quale proviene.

Non eravamo ricchi, eppure lei (la mamma) si portava dietro la povertà con eleganza e decoro

È in questa normalità che spicca quello che, agli occhi di Mimì, è un supereroe: nel condominio dei Russo abita, infatti, anche Giancarlo Siani, il giornalista de Il Mattino che, proprio nel settembre del 1985, venne assassinato con una decina di colpi di pistola sotto casa, poco prima di scendere dalla sua Mehari verde la sera in cui avrebbe dovuto essere al tanto atteso concerto di Vasco Rossi. Perché saranno anche gli anni dei duraniani e delle madonnare, ma a fare da colonna sonora a questa storia ci sono le canzoni di Vasco, quelle registrate su un’audicassetta, quelle da ascoltare in silenzio con le cuffie nelle orecchie, mentre sulle guance scorrono le lacrime per il cuore spezzato dalle prime delusioni amorose.

Mimì: “Anche io provo la stessa folgorante sensazione di gioia nell’averti come sorella”.
Bea: “La prossima volta che incontri una donna, fammi una cortesia… tieni la bocca chiusa”.

L’estate del 1985 è quella in cui Mimì si diverte con l’amico Sasà, assecondandolo in piccoli comportamenti vandalici. Ma è anche quella in cui si innamora di Viola, la figlia della famiglia Iacobelli dell’ultimo piano e, anche se la sorella gli ricorda quotidianamente che “non scoperà mai, mai”, sceglie di non cambiare di una virgola il suo essere Mimì: Viola preferisce i ragazzi alla moda, con il ciuffo alla Nick Kamen, ma Mimì prova comunque a conquistarla con i suoi mezzi, semplicemente rimanendo se stesso, con le parole difficili, con le storie lette nei libri, osservando le stelle dalla terrazza del signor Scognamiglio.

È anche l’ultima estate di Giancarlo Siani che il 10 giugno, scrivendo l’articolo sul clan dei Nuvoletta apparso sulle colonne de Il Mattino, firma anche la sua condanna a morte consegnandosi nelle mani dei sicari che metteranno fine alla sua vita, a quell’estate spensierata e alla giovinezza di Mimì e dei suoi amici.

Perché leggerlo

Un ragazzo normale non racconta solo le dinamiche di una famiglia qualunque, ma anche quelle dell’amicizia: quella difficile fra la mente brillante di Mimì e quella meno curiosa di Sasà, quella impossibile fra maschio e femmina, quella fra fratello e sorella, quella istruttiva, sincera e trasparente tra un giovane giornalista che racconta la camorra e quel ragazzino che gli attribuisce i super poteri di colui che sfida la criminalità.

Non è la storia di Giancarlo Siani, ma in questo racconto del 1985 c’è anche Giancarlo Siani, con la sua “batmobile”, con il suo sorriso, con il suo impegno nel fare ciò che riteneva normale e che dovrebbe essere tale, se solo non si rischiasse di finire crivellati sotto casa a ventisei anni.

La scrittura di Lorenzo Marone è malinconica e veritiera, le similitudini che utilizza per raccontare le situazioni sono perfette e trasportano il lettore in quello stesso cortile del Vomero, su quella terrazza panoramica al settimo piano oppure in quella cucina della famiglia Russo, con la nonna che frigge, il nonno sulla poltrona, la mamma che urla con la figlia alle prese con le sue turbe adolescenziali. L’immagine precisa di una famiglia che si vuole bene, nonostante tutto, “una famiglia che è riuscita a vincere le difficoltà grazie a quella leggerezza che da bambino cercavo di combattere con tutte le forze”.

Le vicende di Mimì e gli ultimi mesi di vita di Siani si integrano armoniosamente in un romanzo divertente, ma commovente con il quale l’autore rende omaggio a “una delle facce buone di Napoli, che di facce buone ha sempre bisogno”. E ci è riuscito così bene che credo che il sorriso che campeggia sul murales in quella strada del Vomero, realizzato per ricordare Siani, ecco quel sorriso è anche un po’ per tutti i Mimì che Siani avrà involontariamente incrociato nella sua giovane esistenza alla ricerca della verità per le vie di Napoli.

L’autore

Lorenzo Marone è nato a Napoli nel 1974. Laureato in Giurisprudenza ha svolto l’attività di avvocato per dieci anni, poi ha iniziato a scrivere. Scrive di Napoli, di vite che si incrociano tra la sua fantasia dirompente e le esperienze reali, diventando un autore di successo. Ha pubblicato La tentazione di essere felici (Longanesi, 2015), La tristezza ha il sonno leggero (Longanesi, 2016), Magari domani resto (Feltrinelli, 2017). I personaggi delle sue storie sono diventati parte integrante della sua famiglia e, adesso, con Un ragazzo normale (Feltrinelli, 2018), alla moglie Flavia e al figlio Riccardo, a Luce, Erri e Cesare dei primi tre romanzi, si aggiunge anche Mimì.

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LA SCHEDA

Come si intitola? Un ragazzo normale
Chi lo ha scritto? Lorenzo Marone (classe 1974)
Con quale editore? Feltrinelli (22 febbraio 2018)
Quante pagine ha? 283
Quanto costa? 16,50 euro il cartaceo, 9,99 euro l’ebook
Qual è il personaggio di questo libro che entra nel Club? Mimì
Questo libro è adatto per: conoscere un bambino che vi terrà compagnia con la sua simpatia, ricordare un giovane giornalista ucciso dalla camorra.


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