il movimento dei sogni

“Il movimento dei sogni”: 10 anni dopo L’Aquila

Eleonora Calesini era al primo anno di Università e il 6 aprile 2009 avrebbe dovuto dare un esame

Elly e tanti altri studenti sono rimasti all’Aquila quella notte perché quando sei giovane il movimento dei sogni è più forte della paura

Il movimento dei sogni (edizioni Fandango) è la testimonianza dell’esperienza di Eleonora, uno dei simboli dei giovani sopravvissuti al terremoto del 2009 all’Aquila: ha deciso di regalare la sua storia alla sua amica Debora Grossi affinché potesse raccontarla a tutti in un libro

Eleonora Calesini è stata l’ultima persona estratta viva dalle macerie durante il terremoto del 2009 all’Aquila. Ho conosciuto la sua storia guardando L’Aquila 3:32 La generazione dimenticata, il documentario che è andato in onda su Rai 2 la sera del decimo anniversario della tragedia che ha colpito la città. La sua storia mi ha commosso, così come quella di tanti altri (troppi) ragazzi vittime e sopravvissuti di una calamità che non si poteva evitare, ma i cui danni, forse, avrebbero potuto essere minori.

Studenti (e non solo) che, nei mesi di sciame sismico, sono stati lasciati soli dalle istituzioni che, se lo dicono loro, continuavano a ripetere di stare tranquilli. Eleonora in quei giorni si era fermata all’Aquila perché lunedì 6 aprile avrebbe dovuto dare un esame all’Università, un segno che, nonostante la situazione di emergenza e paura vissuta in quelle settimane dagli abitanti, tutto procedeva nella totale normalità. Ma non era normale ritrovarsi in piena notte in mezzo alla strada, non era normale spostare un letto vicino alla porta per poter scappare il più velocemente possibile, non era normale dormire di notte in macchina, non era normale che i genitori dovessero pregare i figli di tornare a casa “con tutto quello che sta succedendo”.

Apparentemente niente sembra fuori posto. Tranne la terra

Sono morte 309 persone e, in questi dieci anni, non ho mai voluto conoscere le storie dei singoli, faccio sempre così quando accadono tragedie di questo tipo: credo sia giusto non appropriarsi della sofferenza altrui per causarne anche a noi, con il solo risultato di aumentare le nostre paure e la nostra impossibilità di controllare gli eventi calamitosi. Dopo dieci anni non avrei voluto comunque conoscere le storie delle vite di questi ragazzi, ma mi ci sono ritrovata per caso facendo zapping. E non avrei dovuto farlo perché alla commozione che avrei comunque provato dieci anni fa, ora si è aggiunta l’immedesimazione di me in qualità di madre. Se è troppo doloroso mettersi nei panni di quei genitori, non so quanto possa essere insopportabile essere quei genitori e non è un caso se, in quel documentario, non sia intervenuta neanche una madre, ma solo qualche padre, zii, fratelli o amici. Le madri no, non hanno potuto.

In tutte queste vite spazzate via e in quelle rimaste invece spezzate in due, c’è anche quella di Eleonora

La sua è una tragedia che, nonostante tutto, ha un lieto fine raggiunto con una tenacia particolare, con la volontà, con la forza, con la voglia di rimanere attaccati alla vita. Ed Eleonora ce l’ha messa tutta e ha ripreso in mano i suoi sogni, rivelando che però, anche andando avanti, c’è sempre un angolo buio che ogni tanto si ripresenta e non puoi controllarlo.

Eleonora Calesini intervistata da SkyTG24 e La vita in diretta (immagini di Fandango)

Eleonora è sorda dalla nascita e quella notte è andata a dormire insieme alla sua coinquilina Enza, mentre l’altra, Martina, ha preferito restare in macchina con il suo fidanzato. Troppa la paura. Eppure Eleonora ha preferito così, ha fatto la scelta di addormentarsi vicino alla porta con il timore, anche quello, di non aver studiato abbastanza per l’esame del giorno dopo.

Mi sento come Alice mentre cade nella tana del Bianconiglio. Solo che la discesa non è morbida

Il giorno dopo non è mai arrivato, è arrivato solo un “dopo”: lei stessa non sa dire quanto dopo, le cronache diranno “quasi 48 ore”. Eleonora ha trascorso quasi due giorni a testa in giù sepolta fra il letto e una parete che le schiacciava una gamba, al buio, senza poter sentire, senza poter capire se ci fosse anche Enza da qualche parte, senza poter percepire il suono della propria voce per capire se arrivasse a qualcuno, senza sapere che fuori si stavano effettivamente attivando i soccorsi.

Come si può sopravvivere?

Solo riattivando il movimento di quei sogni che, nei mesi precedenti, abitavano nella sua testa e nel suo cuore, quei sogni che, in quelle ore, a un certo punto si sono interrotti e l’hanno portata quasi ad alzare bandiera bianca. Poi i suoi occhi hanno incontrato quelli di Claudio che, insieme alla squadra dei soccorsi, non ha mai mollato le ricerche. E il movimento dei sogni, lentamente, si è riattivato.

Ci ha messo un po’, ma quel movimento è ripartito e questo libro, scritto insieme a Debora Grossi, ne è la dimostrazione.

Eleonora Calesini e Debora Grossi
Elly e Debora Grossi, l’amica a cui ha regalato la sua storia affinché la raccontasse in un libro


“Ogni mattina mettevo i piedi in classe con due personalità diverse. Una non voleva alzarsi dal letto, l’altra voleva recuperare il tempo perso

Ci siamo dimenticati di questi ragazzi?

Uno di quei ragazzi sopravvissuti che sono stati intervistati nel documentario ha detto una grande verità e apprenderla (io che sono una spettatrice di quello che è successo) mi ha fatto sentire colpevole: in questi dieci anni si è parlato tanto (e giustamente) di ricostruzione, degli edifici che non avrebbero dovuto sbriciolarsi, della “new town”, di appalti e scandali. Nessuno ha mai parlato delle condizioni dei sopravvissuti, quelle morali e fisiche: c’è chi ha riportato traumi gravi o irreversibili a braccia o gambe, ma c’è soprattutto chi (suppongo tutti) si porta dietro l’incubo di quella notte, la paura che si è accumulata nei mesi di scosse, la mancanza di fiducia verso chi avrebbe dovuto proteggerti.

Non puoi dimenticare. Puoi solo accettare e convivere

È confortante vedere come quei giovani, dieci anni dopo, abbiano ripreso a vivere creandosi una famiglia, conquistandosi un posto di lavoro o realizzando il sogno di stare dietro a un obiettivo come Eleonora. È invece straziante vedere come, nonostante questo, il dolore sia rimasto parte di questa vita vissuta con una latente contraddizione, quella tra il sollievo dell’essere sopravvissuti e il senso di colpa verso chi non ce l’ha fatta.

Eleonora ha scelto di sorridere al futuro, quello che “ferocemente mi sono ripresa, quello che crudelmente è stato strappato ad altri. Sorrido a chi questo futuro non lo vivrà. Lo vivrò due volte, con più passione”.


LA SCHEDA

Il movimento dei sogni

Come si intitola? Il movimento dei sogni
Chi lo ha scritto? Eleonora Calesini e Debora Grossi
Con quale editore? Fandango (2019)
Quante pagine ha? 210
Quanto costa? 15 euro
Questo libro è adatto per: ricordare.