Canta, spirito, canta

Il canto degli spiriti del Mississippi che vagano in cerca di pace

Canta, spirito, canta è il secondo capitolo della “Trilogia di Bois Sauvage” di Jesmyn Ward che, dopo Salvare le ossa torna a raccontarci un’altra storia commovente e drammatica

Il protagonista è Jojo che, insieme alla sorella Kayla, è costretto dalla madre Leonie a intraprendere un inutile viaggio di sofferenza

Eppure questo viaggio è necessario per provare ad allentare le tensioni familiari e per dare pace a quegli spiriti che tormentano Jojo, suo nonno Pop e Leonie

Dopo aver letto Salvare le ossa la primavera scorsa, Canta, spirito, canta era fra le novità del 2019 che aspettavo con più impazienza. Ora che, finalmente, ho avuto la fortuna di leggerlo inizierò ad attendere con trepidazione il prossimo anno quando NN Editore pubblicherà il terzo capitolo della Trilogia di Bois Sauvage di Jesmyn Ward.

Canta, spirito, canta

Crescere qui in mezzo alla campagna mi ha insegnato un po’ di cose. Mi ha insegnato che dopo la prima gloriosa vampata di vita, il tempo erode tutto.

L’ambientazione è sempre la stessa, il delta del Mississippi, ma adesso l’uragano Katrina è già passato e, se in Salvare le ossa abbiamo assistito alla vita di Esch e dei suoi fratelli nei dodici giorni che hanno preceduto l’arrivo della catastrofe, questa volta è Jojo a prenderci per mano e accompagnarci nella sua povertà.

Jojo ha 13 anni, suo padre Michael è in prigione e Leonie, la madre, è troppo egoista e travolta dall’amore per quell’uomo bianco per riuscire a prendersi cura dei suoi figli. A badare a Jojo e alla sorellina Kayla, per fortuna, pensano i nonni materni Pop e Mam, bloccata nel letto nella fase ormai terminale del cancro.

Allora non mi rendevo conto che Michael si accorgeva e non si accorgeva delle cose, che a volte mi vedeva e, poi per giorni, settimane intere, non mi vedeva affato.
– Jojo

Il legame fra Jojo e Pop è tanto forte quanto è debole quello con Leonie che, lui stesso, non riesce neanche a chiamare “mamma”, e l’amore dei nonni materni è tanto profondo quanto il risentimento che provano, invece, quelli paterni che mai hanno perdonato al figlio di essersi legato a una “negra”.

Quando Michael può finalmente uscire di prigione Leonie decide di mettersi in viaggio, in compagnia di un’amica tossicomane come lei, con la quale condivide gli strumenti necessari per trafficare e sniffare droghe di vari tipi. Un tragitto verso Michael durante il quale Leonie vuole fortemente anche i suoi figli, convinta che giocare a una famiglia felice possa servire a renderla effettivamente tale. Le sue dipendenze e le sue esigenze, però, prevalgono sempre su tutto portandola, in qualsiasi situazione, a ignorare le basilari esigenze dei suoi bambini.

La Nera sono io e lei è una Bianca, e se qualcuno sentiva che ci stavamo picchiando e decideva di chiamare la polizia, in galera ci andavo io, non lei. E chissenefrega se sono la sua migliore amica.
– Leonie

Quello verso Parchman è un viaggio della speranza caratterizzato dal malessere di Kayla e dagli effetti di metanfetamine e coca: la descrizione di questa fase on the road del romanzo è carica della tensione dei protagonisti, ma anche del lettore stesso che si trova a sopportare la sofferenza dei due bambini e l’insofferenza verso quella madre che, vorrebbe, ma proprio non riesce a mettere se stessa in secondo piano e occuparsi dei suoi figli.

Il rapporto tra Jojo e Kayla è morboso, ma carico di un affetto sincero e indispensabile: necessario a entrambi per colmare le assenze dei genitori che, in quel momento, non possono essere riempite dall’amore dei nonni. E Leonie detesta i suoi figli per questo legame esclusivo che non prevede la sua presenza e, seppur consapevole di non potersi intromettere fra loro, ci prova lo stesso, con tentativi sbagliati, inopportuni e dispettosi.

Lui le accarezza la schiena e lei l’accarezza a lui, e io me ne sto lì impalata a guardare i miei figli consolarsi a vicenda. Mi prudono le mani, vorrei fare qualcosa. Potrei allungarle, toccarli e invece non lo faccio.

Altrettanto insopportabile sarà il rientro verso casa, un viaggio che per tutti rappresenta il ritorno verso qualcosa che è rimasto aperto e sospeso e che è necessario risolvere per alleviare tutte le tensioni: quelle di Michael con la propria famiglia; quelle di Leonie con la madre morente e con il fantasma del fratello Given che le appare quando è fatta; quelle di Jojo che a Parchman ha ritrovato lo spirito di un bambino di nome Richie, che sembra avere qualcosa a che fare con il passato di Pop.

Jesmyn Ward descrive questa realtà familiare dura e, davvero, a tratti difficilmente digeribile non solo per la totale disaffezione che subiscono i due bambini da parte dei genitori, ma anche per quello sfondo sociale in cui tutti sono costretti a vivere.

Nel mondo che conosce Jojo regna l’intolleranza tra bianchi e neri, rappresentata nel presente dalla famiglia dei suoi nonni paterni, e nel passato nelle apparizioni di Richie e di Given, entrambi spiriti alla ricerca di quella strada verso la pace eterna che non è stato loro concesso di percorrere dopo la morte violenta e ingiusta che li ha colpiti.

Gli anziani mi dicevano sempre che quando uno muore in un brutto modo, talvolta è così orribile che nemmeno Dio ce la fa a guardare e allora lo spirito rimane per metà sulla terra e vaga alla ricerca di pace, come un assetato desidera l’acqua.
– Mam

È una storia carica di violenza, ma le parole di Jesmyn Ward sono sempre talmente ben calibrate da rendere il racconto quasi poetico, malinconico e tanto, tanto commovente. A fare da contrappeso al dolore c’è quell’amore fraterno così intenso, come quello di Esch e Skeetah in Salvare le ossa (che, a un certo punto del viaggio, Leonie incrocia lungo la strada), e c’è quella luce di speranza che il nipote Jojo rappresenta per i tormenti interiori con cui Pop è costretto a vivere fin dall’adolescenza.

Ci ricorderemo a lungo di una scrittrice come Jesmyn Ward che con Canta, spirito, canta ha vinto nel 2017 il suo secondo National Book Award, dopo il primo del 2011 con Salvare le ossa, prima donna ad aver ottenuto questo riconoscimento due volte.


Come si intitola?
Canta, spirito, canta
Chi lo ha scritto? Jesmyn Ward
Traduzione di Monica Pareschi
Con quale editore? NN Editore (2 maggio 2019)
Quante pagine ha? 320
Quanto costa? 18 euro
Qual è il personaggio di questo libro che entra nel Club? Jojo
Questo libro è adatto per: quando si ha voglia di una storia di emozioni intense, piena di amore, dolore, sofferenza, ma anche speranza.