il guardiano della collina dei ciliegi

Un maratoneta in fuga sulla collina dei ciliegi

Il guardiano della collina dei ciliegi è il romanzo di Franco Faggiani ispirato alla storia di Shizo Kanakuri, maratoneta giapponese che partecipò alle Olimpiadi di Stoccolma del 1912

Tra realtà e fantasia l’autore ripercorre un’esistenza consumata nella dedizione alla natura come espiazione del senso di colpa: un viaggio verso il momento in cui la vita costringe a fare pace con se stessi

Ho incontrato Franco Faggiani al Salone del Libro di Torino dove ha presentato il suo secondo romanzo Il guardiano della collina dei ciliegi, uscito il 2 maggio per Fazi Editore

Il mio approccio all’incontro con Franco Faggiani? Non ho letto La manutenzione dei sensi (il primo romanzo uscito sempre per Fazi nel 2018), non ho ancora terminato la lettura de Il guardiano della collina dei ciliegi, non sono un’appassionata di cultura giapponese.

“Bene”, mi risponde sorridendo Franco Faggiani.

“Eppure la lettura di questo romanzo mi sta appassionando e commuovendo ed è riuscita a portarmi con il protagonista in quei luoghi e in quegli anni”, tengo a precisare con lui.

“Pensa che io non sono mai stato in Giappone”, ribatte l’autore.

Fermi tutti. Memorizzate questo particolare: Franco Faggiani non è mai stato in Giappone. Resterete impressionati, leggendo il libro, dalla precisione dei dettagli che troverete nella storia ispirata alla vita di Shizo Kanakuri e non vi sembrerà possibile che un autore possa rappresentare con le parole così perfettamente un luogo mai visitato prima.

Shizo Kanakuri, il maratoneta

Shizo Kanakuri è realmente esistito: nacque a Tamana nel 1891 in una famiglia piuttosto benestante, ma decisamente austera. Sia la madre che il padre non furono mai particolarmente prodigiosi nell’esprimere l’affetto al figlio, al contrario gli impartirono un’educazione severa, caratterizzata da una totale devozione all’imperatore Mutsuhito. Proprio il padre, funzionario imperiale e, allo stesso tempo, sacerdote shintoista, insegnò al figlio l’abitudine alla sofferenza e all’essere sempre pronti all’opzione che le situazioni possano peggiorare.

La corsa e la resistenza alla fatica divennero, quindi, il principale passatempo di Kanakuri che, nel periodo degli studi, venne così notato per le sue particolari doti sportive e selezionato per partecipare alle Olimpiadi di Stoccolma del 1912.

Correre nei boschi e tra le montagne per me era dunque ricercare il contatto diretto con i kodama, gli spiriti guardiani delle foreste.

Il suo ingaggio in qualità di maratoneta in rappresentanza dell’impero giapponese, desideroso di instaurare contatti con l’Europa, fu di particolare eccezionalità, considerato il dispendio di mezzi e di denaro che fu messo in atto per consentirgli la partecipazione a Stoccolma.

Il disonore del Giappone in fuga

Dopo un interminabile viaggio su navi e treni, con una memorabile descrizione del tragitto percorso con la Transiberiana, Shizo raggiunse Stoccolma e prese parte alla maratona olimpica rispettando le aspettative che i suoi accompagnatori (fra cui lo storico fondatore del judo Jigoro Kano) avevano creato su di lui.

Il fardello incominciò ben presto a incombere sulla mia anima. Temevo che, come le foglie secche, anche lei si sarebbe sbriciolata.

A pochi chilometri dal termine, però, Shizo ebbe un attimo di debolezza e cedette all’offerta di riposo in un’abitazione situata lungo il tragitto, un istante di mancanza di lucidità che si trasformò in un sonno profondo. Al suo risveglio la maratona era terminata e Shizo si diede alla fuga, in preda alla vergogna per aver deluso il Giappone e il suo amato imperatore.

Kanakuri-san, lei da questo momento È il Giappone

Il guardiano della collina dei ciliegi

Da questo momento inizia la meravigliosa opera di fantasia di Franco Faggiani che ha scelto di collocare un uomo, affranto dal disonore, nel luogo più adatto alla dedizione all’espiazione delle proprie colpe, un luogo incantato e, allo stesso tempo, caratterizzato da un clima avverso: una foresta di yamazakura, il ciliegio selvatico delle montagne, in una delle isole più fredde dell’arcipelago giapponese.

È qui che Shizo riprende contatto con quella natura che lo aveva avvicinato alla corsa, con i suoi kodama, gli spiriti guardiani delle foreste. E trascorrendo la sua intera esistenza dedicandosi a combattere gli effetti del gelo e del vento e, allo stesso tempo, ad adattarsi all’ambiente in cui ha scelto di vivere, che Kanakuri arriva a capire che non erano i ciliegi ad aver bisogno di lui, ma lui ad aver bisogno di prendersi cura di qualcosa.

Una consapevolezza necessaria per ripercorrere le sue esperienze e per capire l’eccessiva importanza che diede a quella maratona e l’immotivata responsabilità che gli venne attribuita per una manifestazione in cui lui era solo un “personaggio esotico”, una pedina posizionata lì affinché facesse parlare più del Giappone che della sua prestazione atletica.

Dai dettagli del rapporto con la natura emerge il profondo lavoro di ricerca sui luoghi e sulle tecniche di agricoltura che Faggiani rivela di aver appreso da un testo particolare La rivoluzione del filo di paglia, scritto da un agronomo giapponese negli anni Cinquanta. Un testo che insegna (e che Faggiani sottolinea più volte attraverso le descrizioni e le attitudini dei protagonisti, in particolare della moglie di Shizo) la capacità di osservare le cause e gli effetti dell’ambiente naturale, delle piante e degli esseri viventi che lo abitano.

Un insegnamento che lo stesso autore, con la sua esperienza personale da amante della montagna, ha saputo interiorizzare per vivere meglio, per imparare a “fare a meno, a vivere senza”, come emerge particolarmente ne La manutenzione dei sensi.

L’uomo del record

Ma perché Faggiani ha deciso di scrivere una storia ispirata alla vita di Shizo Kanakuri?

Nel 1967 Kanakuri fu invitato a Stoccolma, grazie all’intervento di un giornalista svedese che scoprì la sua storia e con cui instaurò un rapporto di affetto e amicizia, e gli venne proposto di concludere ufficialmente, ma senza rilevanza mediatica, la gara che aveva lasciato in sospeso nel 1912.

Shizo Kanakuri ottenne, così, il tempo record di 54 anni, 8 mesi, 6 giorni, 5 ore, 32 minuti e 20 secondi, risultato che venne ufficializzato dal Comitato Olimpico e, quindi, registrato negli annali della manifestazione sportiva.


Le storie si trovano anche grattando il fondo dei cassetti, bisogna però essere capaci di vederle e di tirarle fuori
– Haruki Murakami, Il mestiere dello scrittore

Questo è successo anche per Il guardiano della collina dei ciliegi.

“Mi venne chiesto di scrivere un pezzo sulle maratone olimpiche e, per questo motivo, mi ritrovai a spulciare fra le classifiche delle varie competizioni. In quella di Stoccolma del 1912 mi saltò agli occhi il punto interrogativo indicato al posto del tempo dell’atleta giapponese. Feci un’altra ricerca e trovai un altro tempo, dove quel “54” non poteva indicare le ore di corsa, ma che incredibilmente scoprii essere anni.”

Approfondendo la ricerca sulla vita reale di Shizo Kanakuri e su quella fantasiosa che Faggiani ha scelto di attribuirgli negli anni di cui non si sa nulla di lui, pare che l’autore sia incappato in un altro cassetto e che gli sia accesa una scintilla per un altro romanzo. Pare che abbia già pronta un’altra storia da raccontare.

E non possiamo che esserne contenti. Perché posso anche raccontarvi i fatti, veri o inventati, della vita di Kanakuri, ma solo un bravo scrittore come Franco Faggiani sa trasmettere con le parole giuste le emozioni della vita: la morte di un amico fidato seppellito come un vero samurai, il dolore soffocante di una madre che perde un figlio, l’accettazione della vecchiaia e un lungo viaggio che aiuta, finalmente, a fare pace con se stessi.


Come si intitola?
Il guardiano della collina dei ciliegi
Chi lo ha scritto? Franco Faggiani
Con quale editore? Fazi Editore (2 maggio 2019)
Quante pagine ha? 232
Quanto costa? 16 euro il cartaceo, 7.99 l’ebook
Qual è il personaggio di questo libro che entra nel Club? Shizo Kanakuri
Questo libro è adatto per:  apprezzare il lavoro di ricerca che uno scrittore svolge prima di dedicarsi alla stesura di una storia.