Le mezze verità

Prosegue la pubblicazione da parte di Fazi Editore delle opere di Elizabeth Jane Howard, autrice della saga dei Cazalet

Le mezze verità avrebbe dovuto divertirmi, ho trovato al contrario tanta sofferenza

Ma quanto è brava la Howard a descrivere questa sofferenza dei suoi personaggi? Tanto, troppo

Prima di iniziare a leggere Le mezze verità di Elizabeth Jane Howard (uscito per Fazi Editore il 17 ottobre 2019) credevo che mi sarei imbattuta in un libro che “non smette mai di essere una piacevole commedia di costume”, come scrive Artemis Cooper in Un’innocenza pericolosa, la biografia dell’autrice. Ma no, io non l’ho trovato affatto “uno dei romanzi più divertenti della Howard”.

Forse non ho colto bene i dettagli ironici con cui l’autrice ha descritto i suoi personaggi maschili, al contrario ho percepito la sofferenza di quelli femminili a causa dei comportamenti degli uomini, aspetto ricorrente nelle storie della Howard che prese sempre spunto dalla sua esperienza personale.

Di cosa parla Le mezze verità?

Le mezze verità racconta le vicende di una famiglia a partire dal matrimonio di Alice, l’unica figlia di Herbert, pomposo e fastidioso colonnello giunto alla terza moglie (dopo averne seppellite due). La moglie May, una donna gentile rimasta vedova dopo la morte del marito durante la Seconda Guerra Mondiale e divenuta benestante grazie a una generosa eredità, ha due figli: Oliver ed Elizabeth. Il primo vive nel sogno di sposare una donna ricca che lo mantenga, la seconda è ingenua e subisce le prese in giro del fratello, per il quale prova un sincero affetto comunque ricambiato.

La sofferenza dei personaggi

Io sono un’appassionata di Elizabeth Jane Howard e non solo della saga dei Cazalet, ma per me Le mezze verità non è stata affatto una lettura divertente. Io ho sofferto tutto il tempo.

Ho sofferto per Alice che non è felice nel giorno del suo matrimonio, durante la sua prima notte di nozze e neanche nella sua nuova casa. E pensare che abbia sposato quel pallone gonfiato di Leslie per fuggire alla pesantezza del padre e con la speranza di essere felice, per poi ritrovarsi così, mi ha fatto male. Perché poi la sua storia andrà pure peggiorando, come se non bastasse.

Ho sofferto per May, costretta ad acquistare una casa enorme, gelida, brutta, da condividere con un uomo dotato delle stesse caratteristiche di quell’edificio. Ho sofferto per la sua speranza (ridicola) di entrare nelle grazie del misterioso dottor Sedum e per le imbarazzanti chiacchierate con i suoi figli. E poi per la sua mancanza di personalità, per l’incapacità di liberarsi di quella casa inutile, la SUA casa, perché è stata costretta ad acquistarla con la propria eredità, con i suoi soldi, per compiacere i gusti discutibili del colonnello.

“Quando torni? Mi piacerebbe saperlo. Sarebbe una cosa da aspettare con ansia”
“Non lo so. No, anzi, lo so invece. Alla fine di gennaio. Sai che sto per avere un bambino?”
“Ma che bello! Quando?”
“A maggio”

E poi ho sofferto anche per Oliver con le sue improbabili aspirazioni: per i suoi fallimenti sul lavoro e nella sua impresa di accalappiare una donna che lo mantenga, quando l’unica a farlo sarà poi la sorella Elizabeth.

Elizabeth, infine lei: l’unica apparentemente normale nella famiglia, quella che si rimbocca le maniche, che scopre l’amore in un uomo, John, molto più vecchio di lei e se ne frega, vivendolo in pieno, senza freni. Ma nonostante questo anche a lei viene riservato un destino doloroso.

Ho sofferto anche per il gatto Claude. Come potrei quindi aver trovato divertente questo romanzo?

La forza dei personaggi

Eppure, c’è un eppure.

Eppure le storie di Elizabeth Jane Howard sono meravigliose: perché mi aspettavo una commedia e non l’ho trovata, ma ho trovato invece la solita perfezione dei personaggi.

La sua maestria nel descrivere le debolezze degli uomini è sempre presente: Herbert è un uomo fastidioso e meschino, pieno di sé, ma considerato un somaro dagli altri; Oliver è di un’infantilità a tratti insopportabile che gli torna tutta indietro proprio nel momento in cui si mostra coraggioso provando a essere adulto e maturo; e anche John, nonostante sia un uomo di successo sicuro di sé, ha il suo punto dolente nel rapporto che mantiene con la figlia Jennifer, il personaggio femminile più antipatico mai incontrato nei romanzi della Howard. Una giovane viziata la cui presenza nel romanzo si limita a poche pagine, eppure la sua esistenza gioca un ruolo determinante nel destino degli altri.

Ecco perché vale sempre la pena leggere i romanzi della Howard: perché alla fine, anche quando la storia non rispecchia le aspettative, i suoi personaggi la fanno vincere lo stesso.

E non dimentichiamo che i libri hanno sempre un finale che potrebbe rivelare un colpo di scena, nel bene o nel male. E questo è il caso de Le mezze verità.


LA SCHEDA

Come si intitola? Le mezze verità
Chi lo ha scritto?  Elizabeth Jane Howard
Traduzione di Manuela Francescon
Con quale editore? Fazi Editore, 2019
Quante pagine ha? 330
Quanto costa? 18,50 il cartaceo, 12,99 l’ebook
Qual è il personaggio di questo libro che entra nel Club? Elizabeth
Questo libro è adatto per: apprezzare la capacità di un autore di catturare il lettore con i suoi personaggi.