Un altro tamburo

Un altro tamburo

Nell’America segregazionista degli anni Cinquanta Tucker Caliban decide di compiere un gesto rivoluzionario dando il via alla fuga di tutti i neri dallo Stato, davanti agli sguardi attoniti dei bianchi che restano immobili

Una storia di ribellione, di speranza, di coraggio portato avanti con pazienza

Un altro tamburo di William Melvin Kelley, pubblicato nel 1962 e uscito a ottobre 2019, è la storia di una rivolta pacifica e silenziosa, ma di forte impatto

Si dice che Tucker Caliban sia il discendente di un nero, meglio conosciuto come “L’africano”, che più di un centinaio di anni prima diede del filo da torcere agli abitanti di New Marsails, città immaginaria di uno stato immaginario di quel Sud che, grazie al generale Dewey Willson, sventò i tentativi dei nordisti di conquistare quella parte di America.

Fatto sta che, in questo stato immaginario dell’America segregazionista negli anni Cinquanta, Tucker, dopo anni di lavoro per la famiglia Willson, un giorno decide di comprare un pezzo di terreno dalle proprietà di David Willson, discendente del noto generale vittorioso divenuto poi anche governatore. E dopo poco, un giovedì qualunque, decide di spargere il sale sui terreni coltivati, uccidere il bestiame e dare fuoco alla casa, mollando tutto per abbandonare il Sud con la moglie e il figlio.

Nessuno riuscì a farsene un’idea. Era come cercare di immaginarsi il Nulla, una cosa che nessuno aveva mai preso in considerazione. Nessuno di loro aveva punti di riferimento su cui basare l’idea di un mondo senza neri.

E, così come lui, tutti gli abitanti neri della città e di quelle limitrofe chiudono i bagagli e lasciano le proprie case (addirittura lasciandole aperte o con le chiavi attaccate quasi come un invito sfacciato a entrare) sotto gli occhi increduli di tutti gli abitanti bianchi. Gli stessi che, il sabato sera, cercano di dare una spiegazione a quella sorta di resa che, a osservarla meglio, suona più come una ribellione silenziosa dei neri sui bianchi.

Un altro tamburo è una storia di ingiustizie, ma anche un inno alla speranza e alla libertà.

Stasera ho conosciuto un tipo eccezionale. Un nero, Bennet Bradshaw. Per la prima volta in vita mia ho portato avanti una conversazione intelligente con un nero, e per la prima volta mi sono sentito intellettualmente inferiore a un nero. Potrei esserne infastidito, se non fosse che ho imparato tantissimo

La speranza rappresentata dal piccolo signor Leland il cui padre, in mezzo al branco di burberi bianchi, riesce comunque a insegnarli l’inopportunità della parola “negro”; ma anche da David Willson che, nonostante le origini indubbiamente sudiste, nasconde una vita parallela che viene svelata in un diario, dando una spiegazione anche a tutte le ragioni della sua crisi matrimoniale con Camille (e no, non è colpa di altre donne).

L’occasione capita una volta sola. Arriva un momento che puoi e che te la senti. Quando manca una delle due cose, è inutile anche provarci. Se lo puoi fare e non te la senti, perché farlo? E se te la senti ma non ci sono le opportunità, finisce che vai a sbattere la testa contro una macchina che ti viene incontro a cento all’ora. È inutile anche solo provarci, se non ci sono le due cose. E se le hai avute entrambe e hai perso l’occasione, tanto vale che te lo scordi: orma è passata per sempre

Ma soprattutto Un altro tamburo è una storia di coraggio rappresentato dal piccolo, ma solo all’apparenza, Tucker Caliban che, in silenzio e con pazienza, ha elaborato il suo piano negli anni sapendo cogliere il momento giusto per agire, vendicare e dire addio alle inuguaglianze, dando il via a quel gesto rivoluzionario. Quello che giunge come uno schiaffo secco e offensivo alla comunità bianca che, purtroppo, finirà per farla pagare con tutta la violenza possibile a un unico elemento sacrificale a disposizione.

È un romanzo quasi immobile nel quale fino alle ultime pagine i gesti di ribellione sono silenziosi, ma potenti: un movimento quasi impercettibile di neri che compiono un’azione irreversibile. E poi la violenza finale, quella di quel branco di bianchi che, solo dopo, si accorgono di aver assistito inermi a un evento che proprio loro, poiché superiori, avrebbero potuto contrastare. Quel branco vigliacco che vendica tutta l’offesa subita con un’aggressività tale da dimostrare niente, se non la paura e la mancanza di sicurezza in se stessi.


LA SCHEDA

Un altro tamburo

Come si intitola?
Un altro tamburo
Chi lo ha scritto? William Melvin Kelley
Con quale editore? NN Editore (2019)
Quante pagine ha? 256
Quanto costa? 19,00 euro il cartaceo, 9,99 l’ebook
Qual è il personaggio di questo libro che entra nel Club? Tucker Caliban
Questo libro è adatto per: chi ha voglia di una storia di ribellione e rivalse nei confronti delle ingiustizie sociali.